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Inserito:  31 Gen 2018 17:37
Ciao a tutti, mi chiamo Elisa e vivo in un paese del Piemonte. Sono una ragazza di 20 anni, relativamente pochi, eppure mi sembra di aver vissuto un secolo. Quando esco di casa sono sempre “confusa” dal caos eppure faccio caso ad ogni dettaglio: sono appassionata di fotografia, mi piace passeggiare per immortalare paesaggi solitari e rubare attimi di vita altrui, sempre e solo di sconosciuti, spesso mi fermo a riflettere su cosa stiano facendo o cosa possano star pensando. Cambio genere musicale o letterario preferito circa ogni due settimane, piango davanti alle opere d’arte. Sono innamorata dell’ideale romantico della vita, eppure sono sempre più stordita dal dolore che provo.

Durante il terzo anno di liceo comincio ad avere delle crisi di panico che man mano diventano più gravi, fino ad impedirmi di alzarmi dal letto alla mattina. Cambio scuola e nel nuovo liceo incontro quella che è stata la mia unica amica. Mi aggrappo a lei ed i primi mesi scorrono veloci, eppure la mia situazione sembra peggiorare, comincio a fare numerose assenze per “motivi personali”, la notte sto sveglia e di giorno, tra un pianto e l’altro, recupero il sonno perso, ed alla fine dell’anno sfioro la bocciatura. Nonostante tutto mi iscrivo in quarta. È qua che cado. Questa volta non riesco a rialzarmi, la testa sembra essere pesantissima e tutto mi appare ovattato, confusionario. Lascio la scuola; solo momentaneamente, penso. Il tempo di rimettermi in piedi, di capire cos’ho che non va. Comincio a farmi seguire da una psicologa, poi da un altro. La mia amica si sforza, ma è difficile comprendere un malessere così personale, specialmente a 18 anni. Mi sento sempre più sola.

È passato un anno e mezzo e non l’ho ancora capito. Non capisco perché la vita di cui sono così innamorata, debba starmi così stretta. So che questo spettro mi impedisce di vivere. So che non riesco a guardare allo specchio questo corpo che non riconosco; che mi fanno ribrezzo la cattiveria consapevole e l’insensibilità della gente; so che esistono persone che hanno cause più serie delle mie per stare male.

Mia madre soffre e non vuole darlo a vedere. Mio padre – come se non lo sapessi – dice che devo darmi una svegliata perché sono inutile, che non sono in grado di affrontare la realtà.

Calvino dice che per sopravvivere bisogna cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno dei viventi, non è inferno. Io non sono più così sicura di saperlo fare.

Certi giorni provo così tanto dolore da sentirmi soffocare e desiderare di morire in un incidente, in modo da non dovermi assumere responsabilità per la mia dipartita. Altri giorni penso che potrei e dovrei farlo, invece. E mi faccio paura. 

Non so perché abbia voluto scrivere qua, ma vi ringrazio nel caso abbiate usato parte del vostro tempo per leggere tutto questo.
Inserito:  31 Gen 2018 17:44
Ciao Elisa, l incidente è il mio chiodo fisso... Solo che hai solo 20 anni... Hai tutta la vita davanti
Inserito:  31 Gen 2018 17:46
Ciao Lady G. Scusami se lo abbrevio. Ho letto la tua storia, in alcuni passaggi mi sono rivista.  Vivo anch'io con un senso di solitudine, come se mi sentissi fuori posto in questo mondo. Sei ancora giovanissima, sei come me una persona estremamente sensibile, come tale senti di più il peso di ogni cosa. Hai solo il bisogno di trovare il tuo posto in questo mondo. Prova a sfruttare la tua passione per la fotografia, potresti farlo diventare un lavoro, ci vuole molta sensibilità per cogliere le meraviglie di un paesaggio... ti abbraccio e spero di averti sollevato un po su di morale.  Scrivi ogni volta che avrai bisogno.