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Inserito:  22 Giu 2017 22:51
Non so se sono in grado di descrivere la mia situazione; non faccio che rifletterci, mi è ben chiara, ma non riesco a scriverla, ogni tanto ci provo, per me, per avere una “traccia” di quello che provo, magari per lasciarla in futuro, per spiegare nel caso in cui dovessi davvero suicidarmi. Però non riesco mai a scriverla, ad esprimermi come vorrei. Anche se, in passato, probabilmente ho già scritto in questo forum, visto che ero già registrato.
Ho 33 anni, vivo da solo in un monolocale squallido. Fa schifo, lo tengo in disordine, e a prendere polvere, perché non ho voglia di sistemarlo, non ho voglia di fare assolutamente niente. Ricordo i primi mesi che ho vissuto da solo, 3 anni fa: probabilmente è stato l’ultimo periodo della mia vita in cui ancora il futuro non mi sembrava solo una insopprimibile minaccia. La casa la tenevo in ordine (non che ci voglia un granchè, è piccolissima, un buco praticamente), guardavo il tg tutte le sere, provavo a cucinare qualcosa. Ora la casa è un cesso, la tv sono anni che non funziona, non cucino assolutamente nulla.
Non ho amici (non ne ho mai avuti); non ho una compagna (non ne ho mai avuta… cioè, non ho mai baciato nessuna, non so se esiste al mondo qualcuno a 33 anni che si sia trovato nella stessa situazione, anche se a dire il vero questo non mi pesa granchè, rispetto al resto, anche se a volte ne sento il peso, vorrei poter quanto meno avere della compagnia, delle amicizie); non ho una vita sociale (qualunque cosa significhi, ma non mi è poi mai interessato davvero averla). Non ho hobby o interessi vari. Mi piaceva leggere, ora manco più quello. Sinceramente, ora come ora farei fatica a dire qualcosa che mi piace fare. Non mi piace fare nulla, non voglio fare nulla, quando torno a casa dal lavoro, o nel week-end, in pratica mangio e sto a letto a non fare nulla, oppure a cazzeggiare su internet, giusto cercare di far passare il tempo e non pensare a tutte le mie paure.
Odio il mio lavoro, nonostante non me la cavi male; non sopporto e mi sento a disagio con praticamente tutti i miei colleghi, nonostante non mi trattino affatto male. Ogni secondo passato lì mi pesa sempre di più, in maniera a volte insopportabile al punto che dico che sto male e me ne vado. Non ho nessuna prospettiva, e la cosa peggiore è che in realtà non è che mi interessi davvero fare carriera, anche se vorrei farla, ma più perché lavorare, se non altro, mi aiuta a non pensare alle mie paure, ed un’eventuale carriera, magari in un’altra città, sarebbe una scusa per stare lontano dalla mia famiglia.
Inoltre, nonostante tutto, il lavoro è l’unica alternativa al vuoto (oltre che alla mia famiglia), e l’unica occasione per interagire con delle persone (che non siano la mia famiglia), nonostante non le sopporti. Una volta, se non altro, c’era qualche collega che mi piaceva e con cui ogni tanto potevo parlare; ora, ad essere sincero, non mi interessa, e in ogni caso non ho nulla da dire.
E poi c’è la mia famiglia. E’ una famiglia numerosa, e voglio loro molto bene: sono il motivo per cui non posso suicidarmi, perché non posso dar loro questo dolore. Paradossalmente, loro sono il principale motivo per cui vorrei sucidarmi. Perché sono la fonte principale delle mie paure e delle mie angosce.
Perché la solitudine, il vuoto, lo posso sopportare. Di me, non me ne frega nulla davvero; ed in ogni caso, sento che di me, per me, posso lottare. Ma loro hanno tutta una serie di problemi che non posso affrontare. Hanno problemi, su problemi, su problemi, da sempre; alcuni piccoli, altri grandi; nei momenti di relativa serenità, a volte se li creano. E li condividono, non se li tengono certo per sé, ed io vorrei aiutare, ma spesso semplicemente non posso fare nulla: una mia sorella deve subire un’operazione delicata, io che ci posso fare? Posso solo non dormirci la notte, ed avere paura. Ed è solo un esempio; il mio unico aiuto che posso dare loro, a parte quello economico per i miei genitori, è quello di avere paura che succeda loro qualcosa.
E paura ne ho, e tanta. Sempre, ogni giorno, ogni momento, ho paura che succeda loro qualcosa. Ogni volta che sento il cellulare vibrare, ho paura; ogni volta che mi telefonano, ho paura. Perché non sono in grado di aiutarli, ma non voglio che succeda loro niente di male.
Stare con loro, per me, è però sempre un’esperienza di disagio; i miei genitori, soprattutto mio padre in realtà, hanno sempre bisogno di qualcosa, per cui quando nel week-end vado a trovarli, c’è sempre bisogno di qualcosa, e ci sono sempre lamentele, ed angosce e casini.
Ci sono sempre casini; io, d’altra parte, i miei problemi li devo sempre affrontare da solo, e tenermeli per me. Quando, in passato, ho fatto l’errore di condividere qualche mio problemuccio, anche se erano solo cazzatine, più per parlare che per altro, la loro reazione è stata di farsi prendere dall’ansia, così alla fine dovevo essere io a mostrarmi forte e a sminuire i miei problemi. Errore che non ho più commesso, orami qualunque cosa me la affronto da me.
Non posso nemmeno mostrarmi un minimo triste o di malumore, perché si arrabbiano; non ho il diritto di mostrare tristezza. Devo mostrarmi allegro e pieno di entusiasmo, perché poverini loro hanno tanti problemi, non posso certo ammorbarli con la mia tristezza.
Parlandone così, mi rendo conto che sembra siano dei mostri; in realtà, la mia famiglia è fatta di splendide persone. Sono io che non riesco ad interagire con loro.
Semplicemente, vorrei morire. Vorrei morire ora. Sono stanco, lo sono ogni giorno di più, ma non è questo il problema principale. E’ che ogni giorno non vedo l’ora che finisca la giornata, ma la sera non faccio che avere paure su paure.
Nulla mi piace, tutto mi sembra un peso. Quando penso ad affrontare la situazione, non so proprio cosa fare; quando, in passato (ormai non succede più), mi è capitato di sentire la voglia di reagire, di fare qualcosa, mi passa subito perché mi viene la paura che succeda qualcosa, qualche imprevisto drammatico e tragico che mi smonta; in un certo senso, tutte le volte che ho speranza di qualcosa, poi ho anche paura. Spesso le paure non si realizzano; ma nemmeno i desideri. Ed il tempo passa, ed io mi sento vecchio, ma non è questo il punto reale.
Il punto è che ho paura; il punto è che non voglio svegliarmi domani, e dopodomani, e il giorno dopo ancora, ed ancora, giorno dopo giorno. Il futuro mi fa paura, è solo una minaccia di avvenimenti terribili, o nella migliore delle ipotesi di vuoto e solitudine e “pesi”.
Sono anni che mi trascino. Non giorni, settimane o mesi; anni. E non ce la faccio più, non riesco a sopportare l’idea di dover vivere ancora, di dover affrontare lo schifo e le tragedie che mi aspettano, che mi riserva il futuro. D’altra parte, non posso suicidarmi, perché non posso dare questo dolore alla mia famiglia.
D’altra parte, non posso continuare a vivere, semplicemente non ne sono in grado. Ma mi sento come se mi fosse negato il diritto di suicidarmi; e lo so che sembra folle quello che sto per dire, ma a volte ho paura che non morirò mai.
Sono qui, stasera, davanti ad un computer; come quasi tutte le sere. Da solo, come sempre. Senza voglia di fare nulla, come sempre. Senza dormire perché ho paura, come sempre. E la cosa peggiore, è che tutto questo peggiorerà. In futuro, quando succederà qualcosa di brutto, questo periodo, questi ultimi anni, mi sembreranno i migliori della mia vita (e forse lo sono, in effetti; almeno sono a casa da solo, senza sentire le grida e le angosce ed i problemi dei miei genitori e il resto della mia famiglia), rimpiangerò questo buco che chiamo “casa”, rimpiangerò il letto rotto (sì, il mio letto è rotto, non ho voglia di prenderne un altro), rimpiangerò lo schifo di lavoro. Per molti, la mia situazione attuale sarebbe la cosa peggiore immaginabile; per me, è il periodo migliore della mia vita.
Davvero, come faccio a non volere suicidarmi? Ho paura per domani, ho paura del week-end. Ho paura, che devo fare? Non dovrebbe essere un mio diritto suicidarmi, senza che questo causi dolore agli altri?
Inserito:  24 Giu 2017 21:09
Ciao Gep, volevo dirti che capisco bene quello che provi e la situazione che vivi, quando ti ho letto ho rivisto me.
Anche a me il lavoro aiuta a non pensare, in quel momento riesco ad tenere lontani i pensieri, anche se mi costa molte energie impegnarmi a lavorare.
Inserito:  26 Giu 2017 01:15
Ciao Gep (ciao anche a te, Christie). Gep, scusami, ma perché non vuoi prendere la vita più di petto?
Tu hai una famiglia con i suoi pregi e i suoi difetti come la maggiorparte; hai un buco di casa in cui però sei padrone di fare quello che vuoi mentre c'è chi non ha neanche la libertà di respirare; hai un lavoro e c'è chi è disperato perché non sa come mangiare; non hai problemi fisici mentre ci sono bambini che lottano contro tumori e leucemie.
Perché non lotti contro le tue paure?
Affronterai la vita come potrai e chiederai aiuto quando non riuscirai da solo, come fanno proprio 'tutti'.
Ci sono persone che potranno aiutarti, come i tuoi genitori non sono riusciti a fare quando ne avevi bisogno. Credo che accada spesso,sai?
...Però devi uscire dal tuo isolamento. Non offenderti se ti dico, sinceramente, che nella tua vita, per come l'hai descritta, non ci trovo niente di così terribile e irreversibile. Ma scherzi? Non sei mica un assassino seriale!
Nell'isolamento i pensieri si ingigantiscono, le più sottili e cavillose paure diventano giganti.
Tieni lindo e profumato il monolocale, aggiusta la tv, staccati dal pc, tesserati in qualche associazione, fai un po' di sport e accetta che la vita non è un volo e  noi non abbiamo ali, ma per tutti c'è un posto nel mondo. Ma occorre cercarselo.
Ti saluto e scusami se sono forse stata così diretta nell'esprimere i miei pensieri.
Inserito:  26 Giu 2017 21:35
@nicol_68 non devi scusarti per essere stata diretta. Anzi, sostanzialmente sarei anche d'accordo con te.
Ma la situazione è un po' più complicata di così.

Tu dici: devi uscire dal tuo isolamento. Ma il mio isolamento non è una cosa temporanea; è un qualcosa che mi sono costruito fin da quando ero bambino, anche se non saprei dire perché. Avrei potuto, fin quando ero giovane, "spaccare" il muro, cambiare le cose. Ma non l'ho fatto, ed ormai è troppo tardi (è troppo tardi già da un bel po'). Ed alla mia solitudine ci sono abituato, e per quanto affrontare le cose da solo spesso sia difficile, non è che poi abbia tutta 'sta voglia di avere compagnia. A volte sì, ma ormai quasi sempre no.
Tu dici: affronta di petto la vita. Ma non ho voglia. Semplicemente, non ho più voglia. Non ho voglia di fare nulla. Migliorare le cose richiede impegno; ma io mi sento stanco, e non ho voglia. Non ho più voglia di fare nulla.
La vita non mi piace (forse non mi è mai piaciuta) e non voglio viverla.
In realtà, in passato, ho avuto degli slanci e delle possibilità di costruire qualcosa, la mia vita, bella o brutta che sia, ma una vita vera, non un trascinarsi. Ma non li ho sfruttati, ed ormai non mi interessa davvero più.

Semplicemente, vorrei farla finita, senza troppi drammi.
Il problema, è che sono costretto a vivere, sono costretto ad affrontare le cose, perché sento delle responsabilità nei confronti della mia famiglia. Ma non sono in grado (e non ho voglia, lo ribadisco perché in fondo è tutto qua il punto) di affrontarle, e le mie paure sono tutte qui. Voglio che la mia famiglia stia bene, ma allo stesso tempo non sono in grado di proteggerli e di aiutarli, voglio solo stare a letto, se proprio non posso suicidarmi.
In fondo, parte delle mie paure è egoistica: non è solo empatia nei confronti dei miei familiari, ma anche il fatto che se succede qualcosa di brutto, poi mi tocca affrontarlo, e francamente non ne ho nessuna voglia.
E le mie paure sono concrete, perché davvero la situazione è precaria, non sono immaginarie derivanti dall'isolamento.

"Non ho voglia" lo so che suona come una frase infantile, e forse lo è. Ma è difficile, ti giuro che è davvero difficile, più di quanto si possa pensare, dover vivere, ed interagire in maniera civile con le persone, cercare di lavorare in maniera decente, aiutare la propria famiglia, ecc. se non c'è più nulla che ti piaccia, nulla che ti dia quella soddisfazione o gioia, che ti permetta poi di affrontare le cose "brutte" della vita.
E' tutto qua il discorso, non c'è nulla che mi piaccia, non ho obiettivi, non ho interessi, non ho più desideri reali (a parte che non succeda nulla). Ho solo costrizioni e obblighi: l'obbligo di vivere, nonostante io non voglia vivere.
Ed anche se sembra una cavolata, ti assicuro che vivere nonostante non ti piaccia la vita (non solo la situazione contingente, ma proprio la vita in sè), e farlo per anni, senza provare attrattive, trascinato da paure più che da obiettivi e progetti, è dura.
Inserito:  29 Giu 2017 19:36
Ciao gep. Posso capire molto bene la tua sofferenza, cosa significa sentire solo doveri e paure e ...nessun piacere. Forse quello che non riesco bene a comprendere, invece, è il "non aver voglia". Io non voglio anche questa volta esprimermi troppo direttamente perché mi sembrerebbe di non essere delicata né veramente comprensiva. Vorrei solo incoraggiarti ad esplorare il mondo (nella tua città) alla ricerca di qualche piacere, cioè di qualche interesse che compensi il peso del resto.
Io proprio ieri sera sono stata a un concerto del conservatorio nella mia città: suonavano i ragazzi, come in un saggio di fine anno aperto a tutti. Ma sai che per la prima volta ho sentito suonare un sestetto di ottoni e poi un gruppo di fisarmoniche (su Gershwin, quest'ultimo, figurati)? E' un piacere che ho riscoperto solo ora. E sai, non sono mai stata in barca a vela; se risparmio 50 euro lo voglio fare 'estate
quest'estate (è una proposta per i turisti nella  mia città). E sai che non vado al mare da anni e vorrei riprovare il piacere di mettermi a mollo in un'acqua trasparente sotto gli scogli? Per questo, dove abito che c'è solo sabbia,dovrò aspettare: ma ho un progetto, allora, per il futuro! ;-))
Gep, coraggio. :-)
Inserito:  03 Lug 2017 07:32
Ciao Gep e Nicol68, capisco e comprendo entrambi, capisco gep perchè anche io vivo un momento di apatia che dura da un pò e da cui non riesco a liberarmi, non ho le forze, le energie, cosa ancora peggiore, a causa di tante problematiche, mi vedo senza futuro, non ho progetti, non posso farne, davanti a me c'è solo una sfilza di giorni, perchè i giorni devo prenderli uno alla volte, non posso pensare oltre.
Inserito:  10 Set 2017 22:09
Mi sento di dire, di non pensare a grandi progetti per  il futuro, a volte anche le piccole cose possono essere tanto. Non diciamo subito di no.
Proviamoci, magari qualcosa di inaspettato ci sorprende!
Mi piace pensarla così!