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| Inserito: 04 Apr 2012 01:22 | |
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Utente registrato Offline Messaggi: 9 Data iscrizione: Apr 2012 |
Io innanzitutto mi scuso per non aver letto i messaggi e gli argomenti degli altri utenti, a me piace leggere e ascoltare, lo farò quanto prima, ma ora come ora...non so più cosa fare. Ho subito delle ferite che non riesco a curare da solo. Violenza fisica e psicologica. Mi hanno portato a non riuscire a integrarmi nella società da solo. Nel senso che avrei avuto bisogno di qualcuno ma non sono riuscito a trovare una sola anima che mi aiutasse. Ho combattuto a lungo da solo. Non riesco più ad andare avanti eppure so che per molti attimi l'uscita dalla prigione di dolore che mi avvolge è stata a due passi, ma non sono stato capace di varcare la soglia. Sto morendo lentamente a livello spirituale. E' come se avessi avuto la sensazione di essere nell'ultimo girone dell'inferno, pensavo"poi è finita, sono libero!" e invece no, c'era sempre un altro girone e poi un altro ancora. Nessuno -salvo la mia famiglia- mi ha mai amato davvero. Nessuno ha un gesto di empatia verso di me e così...Nessuno sono io, che mi sveglio e al mattino e continuo a prendere botte dalla vita fino a sera. Mi sento in colpa di aver detto queste cose, ma non riuscivo a non sfogarmi, con chi mi sta vicino non posso farlo perché il mio male li ferisce e non voglio farli soffrire. |
| Inserito: 04 Apr 2012 17:22 | |
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Utente registrato Offline Messaggi: 102 Data iscrizione: Lug 2006 |
Ciao Nessuno, quanta amarezza e delusione nelle tue parole.
Dici che sei stanco di lottare e di essere prigioniero del dolore e della solitudine, che soffri per la mancanza di contatti, ma forse con questo messaggio scritto impulsivamente, tanto che nella frase conclusiva ti scusi di averlo fatto, hai finalmente iniziato a forzare le sbarre della tua prigione e hai aperto un piccolo varco. Un varco che mi ha consentito di sapere qualcosa di te, di incontrarti sia pure solo attraverso questo scritto, un varco che spero consenta anche ad altri di avvicinarsi a te e di dirti ... resisti, lotta ancora per abbattere quelle sbarre che ti impediscono di parlare, di sfogarti, di farti ascoltare. ciao, ti sono vicina col cuore e spero che tu abbia la forza di continuare a parlare di te. |
| Inserito: 05 Apr 2012 00:16 Ultima modifica di: Nessuno | |
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Utente registrato Offline Messaggi: 9 Data iscrizione: Apr 2012 |
Grazie, grazie davvero, io mi sento sempre in colpa mentre scrivo, e non so perché ma sento di dovere chiedere ancora scusa, non sono abituato a parlare di me se non a pochissime persone a cui però risparmio molte cose, quando non sei abituato a poter parlare liberamente inizi a pensare di non avere il diritto di farlo e così poi mi sento in colpa. Razionalmente so che non è così ma è una cosa istintiva. Nella vita purtroppo ho avuto a che fare col sadismo, ma questo non mi ha cambiato. Nel senso che non sono diventato un aggressivo o un chiuso di cuore, però di fatto il mondo non mi ha amato mai e inizio a pensare che non potrò mai essere amato, sono una persona che ha poche -ben poche- delle caratteristiche sociali che il contesto in cui vive necessita. Fosse per me vivrei in modo più agreste e meno urbano, quindi fatico -anzi, non riesco- a trovare nella città dell'uomo moderno ciò potrebbe migliorare parzialmente il mio debito di affetto e il mio coefficiente esistenziale perennemente negativo. Sono innamorato del mondo, ma il mondo non mi vuole, un amore o un momento di vera condivisione -non come quelle fittizie che ho avuto, pagate a caro prezzo dal punto di vista emotivo- potrebbe riscattarmi, ma non c'è verso di trovarlo. Oggi mi sono trovato come ieri, senza forze, senza la possibilità di reagire, sull'onda di uno slancio lirico potrei benissimo provare -come ho fatto fino a pochi giorni fa- a forzare le sbarre della mia prigione, ma quando le tocco è come se rimanessi fulminato da scariche elettriche: esse sono l'indifferenza e il rifiuto della gente quando va bene, la violenza quando andò -in passato- molto male. Il pensiero del suicidio mi attraversa e mi aiuta, paradossalmente, quando sto più male del solito, perché il poter porre fine alla mia pena, come un moderno Tantalo che non riuscì a raggiungere i frutti del suo supplizio, mi da l'illusione di porre fine a un gioco al massacro. Ma pensare al suicidio mi allontana da esso, soffrirebbero quelle tre persone che mi vogliono bene e io non posso permetterlo. Mi piace vivere. Non così però, non così, non così. Gli altri mi sembrano così forti e potenti rispetto a me, perché sono senza forze, senza sufficiente brillantezza, senza energia; sono affetti mancati, traditi o negati ad avermi reso debole, nemmeno le violenze. |
| Inserito: 10 Apr 2012 14:00 | |
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Utente registrato Offline Messaggi: 102 Data iscrizione: Lug 2006 |
ciao Nessuno, permettimi di riportare qui alcune tue parole che mi sembrano importantissime: " ...Ma pensare al suicidio mi allontana da esso, soffrirebbero quelle tre persone che mi vogliono bene e io non posso permetterlo. Mi piace vivere..."
Fai che diventino il tuo motto, la tua forza per affrontare le difficoltà, per andare avanti con la speranza che gli eventi e le contrarietà che ti hanno piegato diventino presto un brutto ricordo. Non sei debole e vinto, sei solo stanco e demotivato ma hai in te energie e valori per riprenderti. Ciao |
| Inserito: 11 Apr 2012 11:28 | |
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Utente registrato Offline Messaggi: 9 Data iscrizione: Apr 2012 |
Ciao Zara, ho pensato di non essere fatto per il mondo, ci ho pensato spesso. Ho interrotto proprio ieri il mio percorso di analisi, perché oramai il deficit che in me si è creato non è riempibile con "terapie", ma con cose concrete, che però per me sono sempre state troppo difficili da raggiungere. Ora come ora l'unica mia possibilità è di avere un po' di fortuna, un po' di aiuto dall'esterno. Come il mondo mi segnò l'esistenza, il mondo può salvarmi, ma la partita, da solo, non potrò vincerla. Ed è questo che un po' mi spaventa. |
| Inserito: 01 Mag 2012 00:43 | |
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Utente registrato Offline Messaggi: 1 Data iscrizione: Apr 2012 |
Ciao Nessuno, mi sono ritrovata nelle tue parole. O meglio, ho ritrovato una parte di me che per certi versi è sopita, o forse risolta, ma che talvolta riemerge.
Ho avuto anch'io e permangono tuttora, le stesse convinzioni: il mondo non mi vuole e se ho avuto talvolta un'illusione, il risveglio è stato poi ancora peggio. Le persone della famiglia alle quali ero più legata sono mancate presto. Però, negli anni (non sono più giovane) ho sviluppato a fasi alterne una serie di consapevolezze che mi sono arrivate come sbattute in faccia nella loro evidenza. Sai quando ti senti le ossa rotte e quel groppo alla gola che ti fa pensare "così non vado avanti".. sì, lo sai, è il tuo "non così". E hai ragione. Ma succede come quando sei in alto mare e annaspi, poi a un tratto fai di tutto per cercare un appiglio. E ce la fai. Le consapevolezze, dicevo. Forse banali, ma un conto è saperle, un altro crederle, viverle. Una è che mi sono accorta che nessuno ha più diritti di un altro. La differenza sta fra chi si prende i diritti, di vivere, di esistere, di essere felice, e chi non sa che può farlo o aspetta che qualcuno glielo permetta. Mi sono accorta che a nessuno importava: né che avessi dei diritti né che non ne avessi. Semplicemente, molte persone non pensano a questo o ad altre cose; non capiscono il malessere che deriva da una sensibilità superiore a quelle delle persone comuni. Hanno occupazioni che viste dall'esterno sembrano banali e su queste basano le loro giornate, quindi la loro esistenza. Ecco, a leggerti penso che tu hai un sentire acuto e una forte aspettativa; questo ha un prezzo. Ma il sentire acuto ha anche l'altra faccia della medaglia, positiva finalmente, ovvero la capacità di provare sensazioni sconosciute ai più. Se questa è la tua forza, si tratta di un'energia che deve solo trovare il modo di esprimersi. Altra cosa che ho imparato, cruda pure questa: se non ci si aiuta/ama da soli, nessuno lo farà. Prendendone atto, non rimane da fare altro che imparare ad amarsi. Non ha nulla a che fare con l'egoismo comunemente inteso; significa invece fare dei progetti su di sè come li si farebbe per un figlio a cui si tiene moltissimo. Per fare dei progetti bisogna conoscersi e diventare molto curiosi di sé stessi, un po' come succede quando ci si innamora di qualcuno. Si tratta di un viaggio affascinante che può richiedere anche periodi di vuoto o sconforto. E allora ci sono risorse solo apparentemente mute. Ci sono migliaia di avi che ci hanno lasciato le loro antiche ma sempre attuali testimonianze, nelle quali ci possiamo ritrovare, leggendole. Ci sono gli animali, che non parlano ma sanno stare vicino: in loro e per loro personalmente ho trovato molta forza. Tu scrivi che da solo non puoi farcela: bene, da questo momento in poi, anche se anonima, sconosciuta e probabilmente lontana, io ci sono . |
| Inserito: 04 Mag 2012 11:51 Ultima modifica di: Nessuno | |
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Utente registrato Offline Messaggi: 9 Data iscrizione: Apr 2012 |
Ciao MariaB, ti ringrazio di quello che hai detto e ti ringrazio della tua presenza seppur appunto lontana e anonima, ti ringrazio della tua empatia. Forse un tempo avevo aspettative importanti, ora non più. Alla fine ora vorrei solo qualche goccia di amore, dico goccia, nulla più. Io non sono fatto -oggettivamente credo- per stare in questo tipo di mondo. Di tutte le cose che ho imparato e di tutte le cose che ho visto, nessuna è stata per mia volontà. Ho dovuto imparare a difendermi, a capire gli altri prima che mi potessero ferire, a nascondere il mio nucleo prima che mi potessero colpire. Sono diventato un combattente, un decadente, un collezionista di botte prese o schivate. Ma tutto questo non mi appartiene, tuttavia se non avessi fatto cosi, il mondo mi avrebbe schiacciato, come ha cercato di fare da sempre. Io non sono aggressivo, non sono spaccone, non sono ricco, non sono appariscente, sono un uomo e basta. E questo non sta bene a nessuno. Le qualità umane, lo saprai meglio di me, non contano nulla in questa società. Purtroppo gli altri quando mi conoscono sembrano avere già scelto e la scelta non sono io. Con questo non sto dicendo che non ho mai avuto amori, dico solo che nessuno mi ha amato veramente. e cosi ora cerco di trovar un posto lungo le spire del Desiderio, che di fatto ci muove tutti come pupazzi, tengo al riparo il mio nucleo lirico. Mi difendo e combatto, se lo faccio dopotutto è perché, pur non amandomi abbastanza, mi rispetto. Ma credo che darsi l'amore da soli in termini assoluti sia impossibile. Questa canzone è molto esplicativa: http://www.youtube.com/watch?v=AiBG6vuLrzY |
| Inserito: 26 Mag 2012 19:52 Ultima modifica di: paolo_ | |
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Utente registrato Offline Messaggi: 1 Data iscrizione: Mag 2012 |
Carissima Iulca,
ho ricevuto i tuoi foglietti, datati da mesi e giorni diversi. Le tue lettere mi hanno fatto ricordare una novellina di uno scrittore francese poco noto, Lucien Jean [...]. La novella si intitolava Un uomo in un fosso. Cerco di ricordarmela. – Un uomo aveva fortemente vissuto, una sera: forse aveva bevuto troppo, forse la vista continua di belle donne lo aveva un po’ allucinato. Uscito dal ritrovo, dopo aver camminato un po’ a zig-zag per la strada, cadde in un fosso. Era molto buio, il corpo gli si incastrò tra rupi e cespugli; era un po’ spaventato e non si mosse, per timore di precipitare ancora più in fondo. I cespugli si ricomposero su di lui, i lumaconi gli strisciarono addosso inargentandolo (forse un rospo gli si posò sul cuore, per sentirne il palpito, e in realtà perché lo considerava ancora vivo). Passarono le ore; si avvicinò il mattino e i primi bagliori dell’alba, incominciò a passar gente. L’uomo si mise a gridare aiuto. Si avvicinò un signore occhialuto; era uno scienziato che ritornava a casa, dopo aver lavorato nel suo gabinetto sperimentale. Che c’è? domandò – Vorrei uscire dal fosso, rispose l’uomo. – Ah, ah! vorresti uscire dal fosso! E che ne sai tu della volontà, del libero arbitrio, del servo arbitrio! Vorresti, vorresti! Sempre così l’ignoranza. Tu sai una cosa sola: che stavi in piedi per le leggi della statica, e sei caduto per leggi della cinematica. Che ignoranza, che ignoranza! – E si allontanò scrollando la testa tutto sdegnato. – Si sentì altri passi. Nuove invocazioni dell’uomo. Si avvicina un contadino, che portava al guinzaglio un maiale da vendere, e fumava la pipa: Ah! ah! sei caduto nel fosso, eh! Ti sei ubbriacato, ti sei divertito e sei caduto nel fosso. E perché non sei andato a dormire, come ho fatto io? – E si allontanò, col passo ritmato dal grugnito del maiale. – E poi passò un artista, che gemette perché l’uomo voleva uscire dal fosso: era così bello, tutto argentato dai lumaconi, con un nimbo di erbe e fiori selvatici sotto il capo, era così patetico! – E passò un ministro di dio, che si mise a imprecare contro la depravazione della città che si divertiva o dormiva mentre un fratello era caduto nel fosso, si esaltò e corse via per fare una terribile predica alla prossima messa. – Così l’uomo rimaneva nel fosso, finché non si guardò intorno, vide con esattezza dove era caduto, si divincolò, si inarcò, fece leva con le braccia e le gambe, si rizzò in piedi, e uscì dal fosso con le sole sue forze. – Non so se ti ho dato il gusto della novella, e se essa sia molto appropriata. Ma almeno in parte credo di sì: tu stessa mi scrivi che non dai ragione a nessuno dei due medici che hai consultato recentemente, e che se finora lasciavi decidere agli altri ora vuoi essere più forte. Non credo che ci sia neanche un po’ di disperazione in questi sentimenti: credo che siano molto assennati. Occorre bruciare tutto il passato, e ricostruire tutta una vita nuova: non bisogna lasciarci schiacciare dalla vita vissuta finora, o almeno bisogna conservarne solo ciò che fu costruttivo e anche bello. Bisogna uscire dal fosso e buttar via il rospo dal cuore. Cara Iulca, ti abbraccio teneramente. Antonio Ciao Nessuno e ciao tutti, volevo condividere con voi questa lettera. Anch'io, come alcuni di voi, sono spesso pieno di sfiducia e di scetticismo, però.... Leggere queste cose, scritte da chi è morto dopo essersi fatto 11 anni di galera, fa riflettere parecchio ! La lettera, datata 27 giugno 1932, è di Antonio Gramsci. |
| Inserito: 27 Mag 2012 22:00 | |
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Utente registrato Offline Messaggi: 47 Data iscrizione: Ago 2006 |
caro nessuno,
credo che non bisogna provare vergogna per ciò che si prova, perchè i sentimenti e le emozioni sono sempre degni di essere espressi, sono parte di noi, della nostra sensibilità. per non scaricare sugli altri il nostro malessere ce lo teniamo dentro, o ce ne vergogniamo, come racconti tu. Ma è un bene tirarli fuori, ogni tanto, questi malessere, le nostre delusioni, la sofferenza, la paura di essere in un nuovo girone dell'inferno, dal quale non si vede uscita. Forse ci basterebbe una parola buona, un pezzettino di cuore, una mano tesa ad aiutarci semplicemente perchè siamo esseri umani, per empatia - come scrivi tu-. Ebbene, io desidero farti arrivare la mia solidarietà umana, il mio "coraggio!!", vorrei che tu sapessi che ci sono persone buone e sensibili come te, che non sei solo, che la tua sensibilità è una merce rara e preziosa...e che io la apprezzo, anche se a te porta sofferenza... ti abbraccio forte forte!! |
| Inserito: 29 Mag 2012 00:06 | |
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Utente registrato Offline Messaggi: 9 Data iscrizione: Apr 2012 |
Ti ringrazio nota, grazie a tutti. Sono sempre qui, mi sono pure innamorato in questo periodo. Non mi accadeva da anni. Credo che la persona in questione non si aspetti che io provi qualcosa per lei, del resto non me l'aspettavo nemmeno io. Sono abbastanza bravo a scindere tra amore e attrazione, per cui so che quello che sento è vero ed è destinato a durare anche a prescindere da come risponderà alla mia lettera. Le ho scritto una lettera. La vedrò e alla fine della giornata gliela darò. |
| Inserito: 06 Lug 2012 17:39 | |
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Utente registrato Offline Messaggi: 3 Data iscrizione: Lug 2012 |
com'è andata? |