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Inserito:  07 Feb 2008 14:41
...credo che il desiderio nasca dal fallimento totale che oggi accompagna la mia vita....
guardo al passato e mi domando se ... dove e quando ho sbagliato...
...non ho più speranza di rialzare la testa...
...non ho più desiderio di reagire agli eventi...
...non sopporto più il mio viso riflesso allo specchio..perchè rivela lo sguardo di chi non ha più speranze..
Inserito:  07 Feb 2008 18:27
cara Desire nel tuo scritto è tangibile il dolore e la disillusione. In questo momento le parole sembrano tutte banali ed inutili però ti voglio dire che io (e penso anche tutti gli altri che scrivono in questo forum) ti sono vicina col cuore e ti esorto a gurdare avanti, nonostante tutto, nonostante in questo momento tu ti senta allo stremo delle forze, nonostante la speranza sembra averti abbandonata. Io non vedo i tuoi occhi delusi ma qui intravedo il tuo cuore che si ostina a cercare conforto, sostegno. Resisti, puoi farcela come tanti di noi ci sono riusciti, un passo alla volta, non gurdare sempre al passato, concentrati sull'oggi, sulle piccole e magari banali cose dell'oggi.un affettuoso abbracio di incoraggiamento,zara
Inserito:  17 Feb 2008 15:34
ciao a tutti buona domnica
Inserito:  08 Mag 2008 10:51
ci penso spesso, ho fallito in tutto
Inserito:  27 Ott 2008 23:40
Tutti falliamo in qualcosa nella vita, è inevitabile.
Ciò che distingue i perdenti dai vincenti è proprio la capacità di rialzarsi, di reagire ai fallimenti. Purtroppo io non sono una di quelle persone. Non capisco se siamo veramente soli, o se esiste qualcuno a questo mondo che può capire fino in fondo un'altra persona. Ognuno cammina in un tunnel buio
Inserito:  17 Nov 2008 23:54
Vedo tanto sconforto nelle parole che leggo e mi spiace tanto ... troppo...
Quando si è tristi, giù di morale si vede solo il buio intorno, ma è in quel momento che bisogna reagire e non lasciarsi andare, cercare di trovare il lato positivo anche nelle cose che sembrano/sono terribili.
LA VITA A VOLTE CI RISERVA SORPRESE AMARE, CI SONO COSE CHE NON SCEGLIAMO MA POSSIAMO PERO' SCEGLIERE COME AFFRONTARLE.
Inserito:  13 Gen 2009 10:28
Cara/o Desire

(perché potrebbe essere DESIRE’... ma anche significare DESIDERIO),

io credo che il fallimento non sia nostro, ma possa essere più facilmente visto come il fallimento di chi ci ha messo al mondo... Se una persona arriva a desiderare davvero di non vivere, c’è qualcosa di veramente importante che non funziona nel suo rapporto con la realtà. E credo che molto di quello che noi siamo, nel nostro rapporto con il mondo, lo abbiamo appreso dai nostri genitori.

Credo che da un punto di vista tecnico, “evolutivo”, in senso darwiniano, il “successo” di un individuo si debba intendere non semplicemente come l’aver raggiunto la riproduzione, ma con l’aver portato la propria prole a sua volta al successo riproduttivo. Insomma: non basta mettere al mondo un figlio, ma occorre anche sapergli dare gli strumenti per essere autonomo e quindi a sua volta occuparsi della propria prole.

Come, per capire davvero qualcosa di noi stessi, è necessario arrivare con l’analisi almeno a due generazioni indietro, ovvero ai nonni, così per stabilire il successo o il fallimento di una persona nella vita bisogna forse aspettare due generazioni avanti e vedere la qualità della vita dei nipoti.

Fortunatamente la riproduzione sessuata divide il carico a metà tra i due genitori e aumenta la possibilità che un individuo possa liberarsi delle “mancanze” di un lato parentale compensandole con le caratteristiche dell’altro.

Io ad esempio, credo di dover in gran parte il mio malessere alla presenza di un solo genitore, pure “bacato”, lei stessa a sua volta senza una famiglia solida alle spalle. Se avessi avuto anche il padre, avrei avuto la possibilità di compensare almeno in parte le influenze negative di mia madre. Ora però mi trovo nella stessa situazione: uccidendomi lascerei mio figlio solo con sua madre, che però è sicuramente migliore della mia e ha una famiglia alle spalle, per quanto non esattamente sanissima...

... ... ...
Poi conta anche la “piega” che una società prende, che può rendere particolarmente arduo l’inserimento a certi individui non “adeguati”... Un individuo inadeguato ad una società malata non è forse del tutto “fallito”...

Comunque la sicurezza del successo o del fallimento è forse nello stato emotivo, ovvero, molto banalmente, se uno sta bene o sta male, se è felice o infelice, sereno o teso, socievole o asociale, capace o incapace... La percezione del fallimento probabilmente dipende molto anche dalle aspettative che si hanno per se stessi e per la propria vita... C’è chi si accontenta di passare una vita in fabbrica o in un ufficio... chi invece si aspetterebbe sa se stesso ben altro, solo che non riesce ad ottenerlo...

Ti chiedo scusa se sono andato fuori tema. Vedo comunque che hai scritto il tuo messaggio un anno fa e poi più nulla...